L’annuncio ai genitori

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E poi arriva il momento in cui dite ai vostri genitori che state aspettando un bambino.
Che diventerete per la prima volta madri, padri, e che loro saranno nonni.
Un momento certo molto intenso.
Nel nostro caso fu anche abbastanza buffo.
Ecco quello che accadde quel giorno di circa sette anni fa.
Invitammo a cena i miei con una scusa banale, in modo che non capissero di cosa si trattava.
Volevamo fosse una sorpresa.
Rucola aveva fatto una parmigiana annacquata. La peggiore che avesse mai cucinato da quando ci conoscevamo, probabilmente a causa di tutte le emozioni di quei giorni.
A tavola iniziai a parlare del più e del meno perché, a dire la verità, non sapevo come dirglielo, fino a quanto Rucola, con uno dei suoi sguardi, suggerì che era tempo di agire.
Dissi allora la prima cosa che mi venne in mente:
«Lo sapete che Daniele diventa zio?» (Daniele è mio fratello).
Mi aspettavo che papà capisse subito. In genere è lui quello più veloce a fare i calcoli, gli indovinelli, le settimane enigmistiche.
Lo osservai attentamente secondo dopo secondo, convinto che da un momento all’altro avrebbe fatto uno di quei sorrisi a centosei denti costato negli anni alcune decine di migliaia di euro con cui il dentista si era comprato gran parte della Sardegna.
Fu invece mamma a dare segni di vita.
«Flavio aspetta un bambino?» riferendosi ad un socio di mio fratello che tutti noi consideravamo come un fratello, tanto che spesso mi riferivo a lui come Flavio Fratello.
«No», dissi , «Daniele diventa ZIO. Z-I-O. Come si fa mamma a diventare Z-I-O?»
A quel punto lei si illuminò tutta e assumendo le sembianze di un’indemoniata prese a saltare e urlare abbracciando ripetutamente Rucola.
«Aspetti un figliochebelloaspettiunfigliochebelloaspettiunfiglio!!»
E poi ancora:
«Avevo perso ormai tutte le speranze! Non ci credevo piùù!»
Alt.
“Perso tutte le speranze?” Di che stava parlando mia mamma?
Sapevo che da tempo desiderasse un nipote, ma non pensavo che avesse perso tutte le speranze e che “ormai non ci credeva più”
Da quanti anni dunque teneva dentro questo segreto?
Ricordo che passarono altri dieci minuti abbondanti durante i quali i miei genitori continuarono a baciare e abbracciare Rucola, dimenticandosi completamente del sottoscritto.
Capisco che la donna gravida sia il simbolo della continuità, del futuro, della dolcezza, della speranza e altri venti aggettivi fantastici, ma l’uomo che mette in cinta la propria donna amata, l’uomo che tra le altre cose è anche loro figlio, cavolo, avrà pur diritto di ricevere qualche attenzione!!
No.
Solo dopo che feci esplicitamente le mie rimostranze rivolsero anche a me qualche bacio e un abbraccio, ma fu solo per farmi contento.
Era lei il nuovo centro di gravità.
Cosa a cui mi sarei presto dovuto adattare.