Ve li immaginate i nostri figli fra venti anni? Si lo so è un esercizio piuttosto pericoloso, però per un attimo immaginiamoli ventenni con i capelli un po’ lunghi con quell’acconciatura di lato che andrà di moda fra un ventennio appunto, i pantaloni larghi o forse stretti chi lo sa, a bersi una birra tra altri coetanei o una diet coke o vattelappesca cosa andrà di moda nei locali o tra i muretti dei quartieri, e parleranno di esami universitari, o di un lavoretto, o di quel gruppo musicale fichissimo, anzi no fichissimo come parola non si userà più, (già non si usa ora figuriamoci…) e allora diciamo quel gruppo super cool o un aggettivo simile per descrivere qualcosa su cui porre particolarmente l’attenzione, e poi l’argomento di conversazione cadrà casualmente su una nuovissima webserie (la tv sarà roba solo per noi anziani, ah lacrime) che si intitolerà Quarantine. La nuova serie, prodotta dagli israeliani (fa più cool), sarà una serie molto molto bella, e racconterà il periodo che stiamo vivendo ora, mista ovviamente ad una punta di fantascienza, una punta di thriller o non lo so cosa altro girerà in testa agli sceneggiatori o ai produttori pur di venderla. Dopo aver detto quello che pensano di quell’attore o di quanto è bella o brava quell’attrice, i nostri figli si metteranno a ricordare quel che era stato e quel che è rimasto dentro di loro. “Te lo ricordi?”. Io me li immagino i nostri ragazzi ricordarsi di questo momento, di noi, delle mura strette, dei telegiornali visti ripetutamente per ore ed ore, delle mascherine, delle distanze, di chi non ha visto magari un genitore per un mese o di chi, purtroppo, ha perso anche un caro. E si faranno una risata. Forse una risata amara tipica dei giovani di qualsiasi tempo e tireranno fuori le loro verità come sassi lanciati nel mare. Senza dargli troppa importanza anche se in fondo un’importanza probabilmente ce l’avrà avuta. Solo allora sapremo cosa avrà voluto dire questa loro quarantena. Di certo noi sappiamo molto bene cosa vogliono dire per noi. E anche tra capricci e richieste continue, tra nottate e giornate infinite nella fatica di fare cento cose assieme, i nostri figli sono le ancore di salvezza e i porti a cui ogni notte approdiamo scaldandoci il cuore.